Linux · 16 giugno 2009 5

Ritorno ad Arch Linux

Sinceramente sono rimasto un po’ deluso dall’uscita dell’ultima versione di Ubuntu, la 9.04. Mi aspettavo di più: il tema è sempre quello, dopo anni di richieste di cambiamenti da parte degli utenti; la pesantezza del sistema mi pare stia inesorabilmente aumentando, versione dopo versione; la scelta di abbandonare il precedente gestore degli aggiornamenti in favore di un’applicazione in Python mi pare poco felice (obbliga ad avere in background l’interprete di questo linguaggio, e poi l’applicazione stessa notifica gli aggiornamenti ogni 7 giorni, con le impostazioni standard…); il nuovo sistema di notifica dei messaggi è carino, ma non c’incastra nulla col resto del tema grafico (così come la finestra di login grafico di GDM: bella ma fuori posto)…

Ho quindi deciso di tornare ad Arch Linux, la distribuzione che avevo provato per qualche mese un paio di anni fa, durante il mio periodo “sabbatico” dopo l’abbandono di OpenSUSE e prima di “adottare” Ubuntu.

Ebbene, a distanza di un paio d’anni non solo scopro che la distribuzione ha fatto buoni progressi, sia per quanto riguarda il riconoscimento hardware, sia per quanto riguarda la comunità, che è cresciuta enormemente (e conseguentemente il supporto), ma i principi che erano alla base della disto 2 anni fa sono rimasti gli stessi: tenere le cose semplici. Ecco quindi una distribuzione ancora leggera, veloce (è compilata esclusivamente per sistemi i686), che non installa cose inutili né non richieste, “rolling release” (una volta installata, l’aggiornamento periodico tiene la distribuzione sempre aggiornata all’ultima versione di tutti i pacchetti, kernel compreso), e personalizzabile al 100%. Sono passato dal desktop manager LXDE a Gnome in pochi minuti; ho sostituito Metacity con Openbox come gestore delle finestre con pochi click; ho messo il leggero window manager di XFCE, XFWM4, su Gnome, così da avere anche un compositer semplice ed usabile anche sul mio portatile, con pochi ma utili effetti grafici, semplicemente installando un paio di pacchetti e modificando un file.

E poi la disponibilità di software è completa: i repository sono ricchi di applicazioni già compilate ma, se qualcosa manca, basta crearsi un file PKGBUILD ed il sistema compila il software direttamente dai sorgenti; se poi tale file si spedisce sul repository della comunità (AUR), anche gli altri utenti di Arch Linux sparsi per il mondo potranno godere del frutto del lavoro. Così ho fatto, per esempio, per la versione SVN di Gambas 😉

Arch Linux con Gnome e XFWM4+composite